Arte Americana a Firenze fino al 29 Agosto 2021
La mostra American Art I 1961-2001 inaugura venerdì 28 maggio 2021 a Palazzo Strozzi di Firenze. Questo il link per comprare i biglietti (si accede solo su prenotazione)
Nell’occasione anche noi di Tumangia.it inauguriamo una nuova rubrica dedicata ai rapporti tra arte e cibo. Se la cultura in senso lato è da sempre considerata cibo per la mente, l’arte contemporanea, in quanto elemento vivo della scena culturale è la massima espressione di questo cibo energetico, un alimento che nutre l’anima.
Proprio sulla contemporaneità, intesa nella sua declinazione storica, si concentra la mostra di Firenze. Quarant’anni di viaggio all’interno dell’arte contemporanea visti attraverso le prestigiose colezioni del Walker Art Center di Minneapolis. Un percorso espositivo che va da Andy Warhol a Kara Walker e che sarà visitabile dal 28 maggio al 29 agosto 2021 a Palazzo Strozzi, sede di prestigiose mostre a Firenze.
Arte Americana 1961-2001: il percorso espositivo
American Art 1961-2001 affronta la storia dell’arte contemporanea americana nella prospettiva storiografica. Dal conflitto in Vietnam che segna un punto di non ritorno per gli artisti statunitensi, fino all’attentato alle Torri Gemelle. Pop Art, arte concettuale, minimalismo, lowbrow – pittura, fotografia, video, scultura e installazione, in una selezione di 80 opere di artisti come:
- Andy Warhol
- Mark Rothko
- Louise Nevelson
- Roy Lichtenstein
- Claes Oldenburg
- Bruce Nauman
- Barbara Kruger
- Robert Mapplethorpe
- Cindy Sherman
- Matthew Barney
- Kara Walker
Arte a cibo nella mostra a Firenze
Il cibo nell’arte contemporanea è sempre stato un (s)oggetto importante. Arte e cibo sono un campo di indagine, di narrazione, di disvelamento poetico e divengono, grazie all’opera degli artisti della pop art, ancora più vicini. Sono lontani i tempi delle nature morte sui quali i grandi pittori della storia dell’arte si sono fatti le ossa. Ora il cibo, l’oggetto, il packaging che lo contiene, il nome del brand che lo produce/commercializza/distribuisce diviene esso stesso portatore di valori e disvalori.
Tra le opere più famose di Andy Warhol in mostra a Palazzo Strozzi c’è il dipinto Sixteen Jackies (1964), che ritrae la First Lady Jacqueline Kennedy all’indomani dell’assassinio di JFK.
Di Warhol si potrà apprezzare anche la Tomato Juice Box, la scatola che contiene sei dei famosi cans, i barattoli di zuppa di pomodoro. Vedere queste opere dal vivo è altamente consigliato per gli amanti dell’arte: la potenza dei suoi lavori di pittura si apprezza solo da vicino, lasciando l’aspetto dell’ispirazione fotografica in secondo piano.
Un altro artista in mostra a Firenze che ragiona della portata che ha il cibo nell’arte contemporanea è Robert Indiana, con The Green Diamond Eat the Red Diamond Die, un enorme olio su tela del 1962 che, senza perdere potenza, raggiunge i nostri occhi sessant’anni dopo. Potrebbe trattarsi dell’opera si uno street artist come l’irlandese Ben Eine, che ha fatto dello studio del lettering con sfumature tipografiche la sua cifra espressiva. L’opera di Robert Indiana però, al contrario di quanto si possa pensare a prima vista, esprime qualcosa di molto personale per l’artista.
“Eat – Mangia è stata l’ultima parola che mia madre ha detto prima di morire. Tutta la serie di dipinti del dittico Eat-Die (Mangia-Muori) è connessa a quell’unica esperienza specifica. Naturalmente Eat risale ad un tempo più antico, di padre. L’atto di mangiare riempie una grande parte della mia vita, perché, beh, prima di tutto, andando ancora più indietro, quelli con il cibo sono sempre sembrati, i momenti più felici della mia infanzia e quelle più eccitanti sono state queste grandi riunioni di famiglia in cui mangiare era la cosa più importante”.
Nell’opera di Indiana non c’è dunque dietro nessun attacco specifico all’industria del cibo, ma solo un’esternazione tipo mangia, prega, ama.
Altre opere di arte americana in mostra a Firenze
Gli anni sessanta rivivono inoltre nei lavori di Donald Judd, Robert Morris, Bruce Nauman e John Baldessari, figure che divennero punti di riferimento per le successive generazioni di artisti per ridefinire le possibilità dell’arte.
Poi l’appropriazione delle immagini dei mass media da parte di Richard Prince e Barbara Kruger, la denuncia della stigmatizzazione dell’AIDS nell’opera di Félix González-Torres. Le inquietanti narrazioni di Matthew Barney che, con Cremaster 2 ci porta a scoprire l’animo di Gary Gilmore, un pluriomicida che nel 1977 si è consegnato alla giustizia, chiedendo che per lui fosse applicata la pena di morte. L’ installazione completa sarà esposta nella mostra di Palazzo Strozzi per la prima volta in Italia, con gli oggetti scultorei e le fotografie di Barney facenti parte dell’ambiente installativo.
Insomma, come avrete capito l’arte contemporanea spesso non si avvale solo del piano estetico, dell’incontro con i sensi dello spettatore. Per apprezzarla spesso c’è bisogno di poter contare su tuta la curiosità di cui siamo fatti, per andare incontro ( a volte scontrarsi proprio), scoprire le vicende professionali, biografiche ed autoriali dei singoli artisti.
Palazzo Strozzi installazione di JR
Durante tutto il periodo della mostra American Art sarà visibile sulla facciata lato Duomo di Palazzo Strozzi l’installazione ‘The wound’, ‘La Ferita’, dell’artista francese JR.