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Brutte avventure alla PAM. Fare la spesa in un supermercato poco frequentato può costare molto caro

Photo Credits - Macic7 on Wikimedia Commons

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Mercoledì. Ordinario giorno di lavoro. Scappo al supermercato PAM per fare la spesa. In un’ora di pausa pranzo tocca riempire il cestino, ricordandosi di tutto, passare da casa, mangiare qualcosa e sistemare la roba.

Non tutti riescono ad organizzare al meglio i tempi della propria vita, soprattutto quando il lavoro assorbe molte energie, lasciando poco spazio alle altre attività. Non stiamo parlando del tempo libero – per molti ormai un semplice miraggio, ma di un gesto che compiamo quasi quotidianamente, fare la spesa. Fare la spesa oggi può essere un’attività rivoluzionaria, se ci trasformiamo da consumatori passivi a consum’attori partecipi, consapevoli del nostro ruolo all’interno della filiera alimentare.

Sì perché noi siamo l’ultimo passaggio della catena e dovremo limitarci a comprare solo il minimo indispensabile per vivere. Se ci consideriamo invece in penultima posizione, accettiamo tristemente che il cibo possa divenire avariato e finire – quando va bene, nei sistemi di recupero del compostaggio domestico, quando va male nella spazzatura indifferenziata.

Purtroppo però i mercati fissi di quartiere e i negozi di prodotti freschi non esistono per chi abita in periferia o nell’estrema provincia italiana. Tocca rivolgersi al supermercato. Qui spesso le porzioni sono enormi e quando sono più piccole lo spreco è quello della plastica usata per il packaging, per la confezione.

Ma ritorniamo ad oggi, mercoledì 6 marzo 2013 ed alla mia gita al supermercato. Entro trionfale nel reparto ortofrutta, sono in cerca di cime di rapa. Metto i guanti e scelgo un bel mazzo con cura. Lo imbusto. Vedo una confezione di piccole carotine colorate, gialle e viola, la mia passione. Le prendo. Mi manca il burro, passo in veloce rassegna con gli occhi le offerte e trovo un ottimo burro di capra: poco meno di 3 euro per 250 grammi… il prezzo è alto rispetto al burro vaccino, ma il latte di capra è ricchissimo di nutrienti. Il tempo stringe… mi manca il pane ed opto per una busta di croccantissimi panini alle noci, belli morbidi. Torno a casa e sistemo la spesa, ho fatto tardi…. agguanto un pezzo di pane e formaggio ed il pranzo è servito.

Il pomeriggio di lavoro passa come tanti… per miracolo riesco a tornare a casa per le 19, tutto contento di trovare le dispense meno vuote del solito… per prima cosa addento un panino… ma come? Sono tutti secchi? In appena 5 ore? Ma che farina usano al supermercato?

Passo al frigo ed estraggo le carotine… mi casca l’occhio sulla data di scadenza… 7 marzo 2013! ma come? È fra tre giorni? Ma per chi mi avete preso, per un coniglio?

Vabè via, assaggiamo il burro di capra… lo spalmo su una fetta di pane con un’acciughina salata della mi’ zia… è speciale! come le fa bone! Ma come? Anche il burro scade il 17 marzo 2013? Mi devo finire un intero panetto in undici giorni?!

Nel frattempo mi ricordo delle cime di rapa… oops! Non le ho tolte dalla busta di plastica… ora è tutta umida… in poche ore i fiori si sono già aperti e le cime son belle gialle…ma porcaccia la miseria! Quindi euro di spesa fresca e c’è già un sacco di roba che dovrò buttare!

La colpa è sicuramente mia, che voglio farne troppe in poco tempo. Son stato troppo distratto a mettere i prodotti nel cestino, senza guardare la data di scadenza. Però mi chiedo… sarà che al supermercato PAM dove sono stato non ci girano molti clienti? Di 15 casse presenti ne sono sempre aperte solo 2…. spesso ci capito anche all’ora di punta e dentro non si trovano più di 10 persone… eppure il negozio è enorme… eppure ci sono quasi 20 varietà quasi identiche di burro che rimangono “sole solette” nei comparti frigo, e quando si avvicina la data di scadenza tornano nelle aziende che gli hanno prodotti, per essere magari reimmessi nella filiera come panna o grassi per formaggi surrogati. E via di benzina sprecata per i trasporti e nuova energia buttata per i processi di trasformazione alimentari…

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