Molte delle tecnologie che usiamo abitualmente sono state testate o sviluppate in ambito militare. Lo so, è dura ammetterlo, soprattutto per chi fa della ricerca della pace e della lotta alla corsa agli armamenti un principio vitale….
Sì, ma il cibo che c’entra? C’entra eccome, perché la notizia del giorno arriva da Israele, dove Beauty of Vegetables, uno dei principali gruppi produttori di frutta e verdura del paese ha messo in funzione un sistema che garantisce una produzione pulita di ortaggi. Un processo che riduce l’uso di pesticidi alla fonte e controlla il prodotto maturo per assicurare ai consumatori uno standard minimo garantito di pulizia. Ciò avviene utilizzando contemporaneamente test di laboratorio e controllo biologico effettuato attraverso insetti predatori ‘buoni’. Questi ultimi si nutrono di altri insetti vegetariani e di parassiti nocivi, andando quindi ad integrarsi nell’equilibrio naturale senza danneggiare le piante.
Un sistema ‘brevettato’ proprio dall’FBI e dalla CIA in anni recenti per difendersi da eventuali attacchi con armi chimiche. Partendo dal laboratorio di Path Lab si effettua un monitoraggio capillare dell’aria e dell’acqua di crescita per esaminare le possibilità di crescita batterica. Poi, sui campioni raccolti si possono identificare oltre 300 pesticidi diversi, non solo provenienti dall’agricoltura, ma anche arrivati ‘per caso’ nei prodotti orticoli.
Ogni raccolto viene sottoposto a questo disciplinare che impone severi controlli (quello biologico e quello di laboratorio) che ne determinano la destinazione, sia il mercato finale al dettaglio o quello industriale.
Insomma, a quanto pare la prossima volta che al supermercato comprate un avocado o un pompelmo rosa di origini israeliane, potrete stare un po’ più sicuri.
Delle 34 mila tonnellate di frutta e verdura prodotti, la metà servono per sfamare gli 8 milioni di abitanti di Israele, la restante parte viene commercializzata in Europa e negli Stati Uniti.
No Comments