L’olio d’oliva ed extravergine d’oliva prodotto in Europa deve essere certificato e valorizzato. L’Unione Europea corre ai ripari dopo i recenti allarmi circa le migliaia di tonnellate di olio d’oliva di provenienza extracomunitaria che girano all’interno dell’UE, abbassando la qualità del prodotto. Le nuove misure antifrode propongono un controllo mirato sul commercio.
La proposta è che chiunque, persona fisica o giuridica in possesso di olio d’oliva, abbia una voce sul proprio registro contabile per ciascuna categoria di olio che produce, dalla raccolta fino alla fase di imbottigliamento. Con una modifica al regolamento UE 2568/91 si intende poi rivedere in direzione di una maggiore trasparenza l’intero sistema di etichettatura. Le nuove norme richiederanno maggiori test ed un’etichetta che riporti a chiare lettere – nel campo visivo principale una scritta di almeno 5 millimetri, l’origine dell’olio.
Da parte loro i coltivatori e i produttori diretti auspicano da tempo una revisione in materia di controllo della qualità e reclamano un aumento del reddito, che verrà discusso nel piano di azione della Commissione previsto per giugno. Gli agricoltori però in tutta l’Unione e soprattutto in stati come la Spagna, faticano a concentrarsi in cooperative, per poter esercitare maggiore pressione sul mercato.
Il governo spagnolo nel frattempo sta valutando la possibilità di utilizzare un sensore chimico, una sorta di naso elettronico che esegue una spettrometria dell’olio fornendo una valutazione chimica.
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